Rifugio Dondena – Valle Champorcher
- Fabrizio Morosini
- 26 apr 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 mag 2020

SCHEDA ESCURSIONE
Località: Alta Valle di Champorcher (al confine del parco naturale del Monte Avic)
Partenza: Chardonney (alt. m. 1.425)
Arrivo: rifugio Dondena (alt. m. 2.200, coord. GPS 45°36'43.6" N 7°33'05.3" E)
Data escursione: 2/3 Giugno 2018
Tracce GPS: vai a Traccioteca


Sito web rifugio: https://www.visitmonterosa.com/accommodation/rifugio-dondena/
Bibliografia: D. Zangirolami, C. Soldera – Ai rifugi con le ciaspole – ed. Priuli & Verlucca
Descrizione del percorso
Bella gita di fine primavera, nell’alta valle di Champorcher. Siamo partiti dall’abitato di Chardonney, alla testata della valle, dopo una breve vista al Centro Visitatori del Parco Naturale del Monte Avic (moderno e multimediale, ma già in decadenza…).


All’andata decidiamo di percorrere il “sentiero delle scalette”, lungo il torrente Ayasse.

A circa metà del cammino troviamo però il sentiero sbarrato da una decina di alberi schiantati, un vero muro di tronchi divelti, un groviglio di rami che ci pare invalicabile.
Con un po’ di pazienza e non poca fatica riusciamo ad inoltrarci in mezzo allo sfasciume di tronchi e superiamo l’ostacolo, non senza chiederci come mai non ci fosse stato segnalato, né alcuno avesse ancora provveduto a rimuovere quello sbarramento.
Finalmente possiamo proseguire il nostro cammino per il sentiero delle scalette, che ora è agevole e ben tracciato, e arriviamo al rifugio Dondena in circa 3 ore (incluso il superamento dei tronchi all’Indiana Jones…).


Già poco sotto il rifugio, dopo aver superato il torrente Ayasse, il paesaggio è ancora parzialmente innevato, la mulattiera passa in mezzo a due muraglioni di neve grigiastra, in via di scioglimento.
Notiamo infatti come i torrenti siano particolarmente impetuosi e gonfi d’acqua, per lo scioglimento tuttora in corso dei nevai lungo i versanti della valle.

Al rifugio veniamo accolti dal simpatico gestore Loris Merli. Ci siamo solo noi, in questo weekend di fine primavera. A cena ci offre un’ottima tartiflette, una specialità dell’Alta Savoia (a base di patate, cipolle, pancetta e formaggio fuso Reblochon, secondo la ricetta francese, ma qui in valle si usa, ovviamente, la fontina) e cervo in civet con polenta concia, una vera bontà!
Il rifugio Dondena nell’800 era una casa di caccia di Vittorio Emanuele II, con annessa chiesetta, ora inglobata in un unico edificio allungato e molto grande (circa 60 posti letto), con camere confortevoli, spaziose, tutte con bagno.

Loris dopo cena si intrattiene con noi (siamo i suoi soli clienti!), è molto loquace, specie dopo svariati grappini alla menta e genepy, che sorseggio volentieri insieme a lui. La conversazione è piacevole e colorita, ci racconta della sua dura vita di rifugista, insieme alla moglie e ai due figli (la moglie gestisce il rifugio Mollino nella valle di Gressoney, sulle piste di sci, con servizio di sola ristorazione). Si sfoga sui problemi della Vallée, sulla difficoltà a far decollare il turismo in loco, anche a causa della scarsa collaborazione della bassa valle. Per fortuna con il “Tor de Gèants” (di cui il rifugio è posto-tappa) ultimamente arrivano un po’ di turisti dall’estero.

Ci racconta che anche nella valle di Champorcher e nel Parco del Monte Avic (il rifugio è posto proprio al confine) sono tornati i lupi, creando non pochi problemi alla pastorizia (capiamo così come mai la carcassa di camoscio vista salendo per il sentiero, o meglio quel che ne restava, coscia e zampa, era così ben spolpata…).

Ci spiega anche che gli enormi tralicci della linea elettrica, che deturpano le alture attorno al rifugio, portano l’energia dalla Francia: prima era prodotta dalla centrale nucleare Superphenix, poi dismessa, ora importiamo dalla Francia la loro energia idroelettrica…
Lui, Loris, si produce da sé l’energia per il suo rifugio, tramite una mini-centrale idroelettrica alimentata da una turbina mossa dalle acque impetuose del sottostante torrente Ayasse. Talmente impetuose che trascinano con sé sterpaglie e sassi che ogni tanto intasano la turbina, che Loris deve periodicamente provvedere a pulire.

L’energia prodotta, pur soggetta alle bizze del torrente, è comunque sufficiente ad alimentare il rifugio, risolvendo il carente servizio pubblico fornito dalla Regione Valle d’Aosta che, come lamenta Loris, non assicura l’allacciamento alla rete elettrica a tutti i rifugi, nonostante la presenza di tante centrali idroelettriche...
La mattina, riprendiamo la via del ritorno, mentre alcuni sci-alpinisti arrivano al rifugio e proseguono per i pendii sovrastanti, ancora parzialmente innevati.

Attraversato il torrente Ayasse, appena sotto il rifugio, ritroviamo Loris intento a liberare la turbina dai detriti. Lo salutiamo e proseguiamo per la “mulattiera reale”, più lunga ma più agevole (evitiamo così il muraglione di alberi abbattuti, incontrato all’andata). È un percorso molto interessante per la sua storia, la mulattiera è infatti in gran parte ancora oggi lastricata, così attrezzata per consentire l’accesso a Vittorio Emanuele II e il suo seguito, che qui venivano per le battute di caccia.


Arriviamo a Chardonney in circa 2 h e 45 min.

Mappa percorso

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